1. Il mercato finanziario e la ricchezza invisibile
I gravissimi casi Cirio e Parmalat, preceduti da numerosi episodi di collocamento di strumenti finanziari junk presso i risparmiatori, aprono uno squarcio di forte discreditosul mercato finanziario italiano e sul sistema dei controlli. Queste vicende infatti se da un lato non sono in grado in sè di generare squilibri all'assetto industriale del Paese né tanto meno a quello bancario, dall'altro lato minano irreversibilmente quella fiducia degli investitori e dei finanziatori che, in un mercato asimmetrico come quello finanziario basato su una ricchezza invisibile, rappresenta la pietra angolare del sistema.
Il crollo della fiducia, arretrata in poche settimane a livelli della fine degli anni '80, allontana i risparmiatori dalle imprese, producendo di conseguenza una minore capacità di sviluppo e di investimento con inevitabili effetti sistemici. Il premio al rischio su strumenti finanziari legati alle società quotate italiane è inevitabilmente salito, in controtendenza rispetto agli altri paesi dell'Unione, con un effetto negativo in termini di capitalizzazione di borsa per oltre 100 miliardi di euro. L'impatto non riguarda solo le società quotate, in quanto l'effetto si ripercuote anche sulle piccole e medie imprese in termini di credit crunch ossia di razionamento del credito da parte delle banche. Non a caso il progetto di legge sulla c.d. Superconsob, nelle diverse versioni circolate in queste settimane [1] esordisce individuando tra le finalità dell'Autorità indipendente innanzitutto quella di assicurare la tutela del risparmio e degli investitori e la fiducia del mercato.