Discorso tenuto all'inaugurazione dell'anno accademico del Politecnico di Milano il 1 dicembre del 2025
Pubblicato il 09/12/25 08:00 [Articolo 2387]






Per oltre due secoli, il miglioramento del tenore di vita è stato alimentato da successive ondate di progresso tecnologico. Alla fine del XVIII secolo, le macchine a vapore spinsero la rivoluzione industriale britannica. Nel XIX secolo, l’elettrificazione trasformò profondamente l’industria e la vita domestica. All’inizio del XX secolo, il processo Haber–Bosch estrasse fertilizzanti dall’aria, sostenendo un boom demografico; più tardi, il container rivoluzionò il commercio globale comprimendo drasticamente i costi di trasporto. Oggi la tecnologia rimane il principale motore della prosperità - ma con due sfumature cruciali. Primo: le economie avanzate non possono più fare affidamento soltanto sul lavoro o sul capitale per sostenere la crescita come un tempo - rendendo la tecnologia, semmai, ancora più centrale per la prosperità futura. Le nostre popolazioni stanno invecchiando e gran parte delle infrastrutture fisiche risale a decenni fa. Come mostrò Robert Solow a metà degli anni Cinquanta, una volta raggiunto questo stadio di sviluppo, la crescita di lungo periodo dipende in misura schiacciante dalla produttività - che, in pratica, significa nuove tecnologie e diffusione di nuove idee. Esiste un’illusione seducente secondo cui la crescita sarebbe meno essenziale, una volta raggiunto un alto livello di sviluppo; il calo della popolazione potrebbe consentire un aumento del benessere anche se l’economia ristagna. Ma questo non è vero in generale e in particolare per i paesi che si trascinano un alto livello di debito.

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