L’Europa si trova di fronte a un mondo in forte cambiamento. Il commercio mondiale sta rallentando, la geopolitica si sta frammentando e il cambiamento tecnologico sta accelerando. E’ un mondo in cui i modelli di business consolidati da tempo vengono messi in discussione e in cui alcune dipendenze economiche chiave si stanno improvvisamente trasformando in vulnerabilità geopolitiche. Di tutte le principali economie, l’Europa è la più esposta a questi cambiamenti. Siamo i più aperti: il nostro rapporto tra commercio e pil supera il 50 per cento, rispetto al 37 per cento della Cina e al 27 per cento degli Stati Uniti. Siamo i più dipendenti: ci affidiamo a una manciata di fornitori per le materie prime essenziali e importiamo oltre l’80 per cento della nostra tecnologia digitale. I prezzi dell’energia sono i più alti: le aziende dell’Ue devono far fronte a prezzi dell’elettricità 2-3 volte superiori a quelli degli Stati Uniti e della Cina. Siamo in grave ritardo nelle nuove tecnologie: solo quattro delle prime 50 aziende tecnologiche del mondo sono europee. E siamo i meno pronti a difenderci: solo dieci stati membri spendono più o meno il 2 per cento del pil per la difesa, in linea con gli impegni della Nato. In questo contesto, siamo tutti in ansia per il futuro dell’Europa.
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