I fallimenti e le liquidazioni giudiziali dichiarati in Italia stanno aumentando oppure no? Analisi trimestrale delle procedure dichiarate negli ultimi 12 anni. Considerazioni
Pubblicato il 21/11/23 14:00 [Articolo 2134]






In questi giorni, da più parti, viene indicato un aumento delle liquidazioni giudiziali dichiarate in Italia. Questo breve articolo ha l’obiettivo di capire meglio se le liquidazioni giudiziali stanno effettivamente aumentando oppure no. Per meglio comprendere la situazione, ho riclassificato i dati grezzi pubblicati dall’ISTAT in data 08 novembre 2023, con l’indicazione del numero delle liquidazioni giudiziali ed i fallimenti dichiarati in Italia nel terzo trimestre 2023. Inoltre ho utilizzato le serie storiche dei dati grezzi trimestrali ISTAT dei fallimenti e delle liquidazioni giudiziali, dichiarati in Italia dal 1° ottobre 2011 al 30 settembre 2023. Si ricorda che, dal 15 luglio 2022, è entrato in vigore il Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza e dall’anno 2022 i Tribunali, successivamente a tale data, hanno quindi dichiarato Fallimenti e Liquidazioni Giudiziali. In questo articolo, il termine procedure indicherà quindi sia i fallimenti sia le liquidazioni giudiziali.

Tutto ciò premesso, vengono di seguito riportate quattro tabelle. La prima tabella evidenzia le liquidazioni giudiziali ed i fallimenti dichiarati trimestralmente in Italia negli ultimi 12 mesi e precisamente dal 1° ottobre 2022 al 30 settembre 2023. In sintesi, ho utilizzato l’ultimo trimestre dell’anno 2022 ed i primi tre trimestri dell’anno 2023, per evidenziare i numeri delle procedure dichiarate in 12 mesi e la media annua trimestrale.

La seconda tabella evidenzia le liquidazioni giudiziali ed i fallimenti dichiarati trimestralmente in Italia negli ultimi 12 anni, e precisamente dal 1° ottobre 2011 al 30 settembre 2023.

A titolo d’esempio, ho utilizzato l’ultimo trimestre dell’anno 2011 ed i primi tre trimestri dell’anno 2012, per evidenziare i numeri delle procedure dichiarate nei 12 mesi e la media annua trimestrale e la medesima modalità è stata utilizzata per le altre annualità.

La terza tabella evidenzia, per ogni trimestre, il numero dei fallimenti e delle liquidazioni giudiziali più elevati e più bassi registrati nei 12 anni considerati in Italia.

La quarta tabella evidenzia, per ogni trimestre, la differenza tra le liquidazioni giudiziali ed i fallimenti dichiarati nel periodo 1° ottobre 2022 – 30 settembre 2023 rispetto alle procedure dichiarate nel periodo 1° ottobre 2021 – 30 settembre 2022 in Italia.

Prima di analizzare i numeri delle procedure, è opportuno sintetizzare alcuni dati numerici ed economici dell’Italia.

Nel Rapporto Annuale Istat 2023 sono riportati interessanti dati che fotografano la situazione attuale. Al 31 dicembre 2022, i residenti in Italia erano 58,9 milioni, con cittadini stranieri pari ad oltre 5 milioni, ossia una percentuale del 8,6% dei residenti. L’Italia è il terzo stato della comunità europea per numero di abitanti dopo Germania e Francia ed il venticinquesimo stato a livello mondiale, con una percentuale dello 0,78% sulla popolazione mondiale. L’Italia ha una superficie di 302.073 Kmq e come estensione è il settantaduesimo paese al mondo e la densità della popolazione è di 196 persone per chilometro quadrato. Il 2022 si è contraddistinto per un nuovo record del minimo di nascite (393 mila unità, quindi per la prima volta sotto la soglia del 400 mila), peraltro con un elevato numero di decessi (713 mila). Vi è poi un aumento consistente degli anziani, in quanto la longevità rimane alta. L'età media della popolazione è salita da 45,7 anni all'inizio del 2020 a 46,5 all'inizio del 2023.  Al 1° gennaio 2023, le persone con più di 65 anni sono 14,1 milioni, il 24,1% (quasi un quarto) della popolazione totale. Cresce anche il numero di persone ultraottantenni, che arrivano a 4,5 milioni e rappresentano il 7,7% dei residenti, mentre da inizio millennio il numero di ultracentenari è triplicato. Al contrario, diminuiscono gli individui in età attiva, tra i 15 e i 64 anni, che scendono a 37,3 milioni con un peso percentuale del 63,4%. Si riduce anche il numero dei più giovani: i ragazzi fino a 14 anni sono 7,3 milioni, pari al 12,5% del totale della popolazione residente. Pertanto, la partecipazione dei giovani alla vita economica e sociale del Paese diventa cruciale per garantire un modello di sviluppo inclusivo e sostenibile e un corretto equilibrio del sistema del welfare. 

Al 31 dicembre 2022, il numero di imprese iscritte al registro delle imprese era di 6 milioni di unità, di cui 1,8 milioni società di capitali, 0,9 milioni società di persone, 3 milioni di imprese individuali e 0,2 milioni altre forme.  L’Italia è anche l’ottavo Paese per ricchezza finanziaria totale a livello mondiale e si stima che abbia oltre il 60% dei beni culturali storici ed artistici esistenti al mondo. Fatta questa doverosa premessa, vengono ora di seguito analizzati i dati delle procedure concorsuali.

 

Tabella 1

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Nella prima colonna è indicato il periodo di riferimento 2022-2023, nella seconda colonna è indicato il numero delle liquidazioni giudiziali ed i fallimenti dichiarati nel quarto trimestre 2022 (1° ottobre 2022 – 31 dicembre 2022), nella terza, quarta e quinta colonna sono indicate le procedure dichiarate nel primo, secondo e terzo trimestre 2023,  nella sesta colonna sono indicate le procedure totali dichiarati in 12 mesi e nella settima colonna è indicata la media trimestrale sui 12 mesi considerati.

Inoltre, per ogni trimestre considerato, è stato indicato il peso percentuale sul totale delle procedure dichiarate nei 12 mesi.

Il trimestre che ha evidenziato il maggior numero di procedure è il secondo, con 2038, mentre il minor numero di procedure è relativo al terzo trimestre, con 1586. Negli ultimi 12 mesi sono state dichiarate 7231 procedure, con una media annua trimestrale di 1808 procedure. I numeri esaminati sono interessanti, ma è necessario un confronto con i dati degli anni pregressi e quindi vengono esaminate le 11 annualità precedenti, a partire dall’ultimo trimestre dell’anno 2011 (1°ottobre 2011- 31 dicembre 2011).   

 

Tabella 2

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Nella prima colonna vengono indicate, dal n°1 al n° 12, le singole annualità, nella seconda colonna viene indicato il periodo di riferimento che esamina l’ultimo trimestre della prima annualità ed i tre trimestri della seconda annualità, nella terza colonna è indicato il quarto trimestre dell’anno precedente, nelle colonne quattro, cinque e sei sono indicati i primi tre trimestri dell’anno, nella colonna sette sono indicate le procedure dichiarate nei 12 mesi considerati e nella colonna otto è indicata la media trimestrale per ogni annualità considerata.

Inoltre, per ogni colonna, è riportato il totale delle procedure dichiarate nei 12 anni considerati, la media trimestrale ed il peso percentuale sul totale.

In 12 anni, sono stati dichiarati 135.710 fallimenti e liquidazioni giudiziali, con una media annua di 11.309 procedure ed una media trimestrale di 2.827 procedure.

Nel periodo post pandemia COVID-19, il quarto trimestre 2020 ha evidenziato 2903 fallimenti e quindi è stato superiore alla media trimestrale dei 12 anni sopra riportati in quanto, nel trimestre stesso, si sono cumulati i fallimenti non dichiarati nei trimestri precedenti.

Su 12 annualità, in 9 anni, il trimestre che ha evidenziato il numero maggiore di procedure è stato il 4° trimestre dell’anno, che percentualmente ha evidenziato il 29% del totale delle procedure e quindi, nell’ultima parte dell’anno, solitamente si concentra il maggior numero di procedure.

Come già indicato negli ultimi 12 mesi (1° ottobre 2022 – 30 settembre 2023) il numero di procedure è stato pari a 7231.

Negli ultimi 4 anni (dal 1° ottobre 2019 al 30 settembre 2023), le procedure sono state 32.358 mentre, nei 4 anni precedenti (dal 1° ottobre 2015 al 30 settembre 2019), i fallimenti erano stati 48.605, con una diminuzione di 16.253 procedure, pari al 33,43%.

Dopo il COVID-19, si è assistito ad un notevole calo delle procedure: infatti le medie trimestrali, rilevate negli anni precedenti al COVID, erano comprese tra le 2762 e le 3812, mentre la media trimestrale degli ultimi 12 mesi è stata di 1808.

Vediamo ora, nella prossima tabella, i trimestri nei quali si sono registrati il maggior o il minor numero di procedure concorsuali.

 

Tabella 3

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Nella prima colonna viene indicata la descrizione dell’anno di riferimento per il trimestre che ha evidenziato il maggior o minor numero di procedure, nella seconda, terza, quarta e quinta colonna sono indicati i trimestri di riferimento con l’indicazione dell’annualità e del numero di procedure dichiarate, nella sesta colonna il numero di procedure dichiarate nei 12 mesi considerati e nella settima colonna è indicata la media trimestrale riferita ai 12 mesi considerati.

Nei 12 anni considerati, il trimestre che ha evidenziato il maggior numero di fallimenti è stato il 4° trimestre dell’anno 2014, con 4.474 procedure; mentre il trimestre che ha evidenziato il minor numero di fallimenti è stato il 2° trimestre dell’anno 2020, con 803 procedure (trimestre con Fallimenti non dichiarabili a causa del COVID aprile – giugno 2020).

Il numero maggiore di fallimenti annui, evidenziati nei 12 anni, si è registrato nel periodo 1° ottobre 2013 – 30 settembre 2014, con 15.248 ed una media trimestrale di 3812 procedure.

Il numero minore di procedure annue, evidenziate nei 12 anni, si è registrato nel periodo 1° ottobre 2022 – 30 settembre 2023, con 7231 ed una media trimestrale di 1.808 procedure.

Fatte tutte queste considerazioni confrontiamo i dati degli ultimi due anni solari.

 

Tabella 4

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La Tabella 4 evidenzia la differenza tra i dati trimestrali registrati nel periodo 1° ottobre 2022 – 30 settembre 2023 ed i dati evidenziati nel periodo 1° ottobre 2021 – 30 settembre 2022.

La differenza del 4° trimestre evidenzia una diminuzione di 539 procedure, pari al 24%.

La differenza del 1° trimestre evidenzia una diminuzione di 103 procedure, pari al 5%.

La differenza del 2° trimestre evidenzia un incremento di 8 procedure, pari allo 0,4%.

La differenza del 3° trimestre evidenzia un incremento di 162 procedure, pari all’11%.

La differenza tra le procedure totali, nei 12 mesi, evidenzia un decremento di 472 procedure, pari al 6% (7231-7703)

La media trimestrale, nei 12 mesi, evidenzia un decremento di 118 procedure (1808-1926).

Vengono qui indicate alcune prime considerazioni, suscettibili di ulteriori e successivi approfondimenti.

I fallimenti e le liquidazioni giudiziali dichiarati in Italia, nei 12 mesi 2022- 2023 (1° ottobre 2022- 30 settembre 2023), sono stati 7231, rispetto alle 7703 procedure dichiarate nei 12 mesi precedenti 2021- 2022 (1° ottobre 2021 – 30 settembre 2022), con un decremento di 472 procedure, pari al 6%.

In base a questo dato sintetico annuale, le procedure sono quindi diminuite, ma è però opportuno analizzare i dati trimestrali.

Il quarto trimestre ed il primo trimestre hanno evidenziato una diminuzione di 642 procedure (539+103) mentre il secondo ed il terzo trimestre hanno evidenziato un aumento di 170 procedure (8 + 162).

In modo particolare, la diminuzione è dovuta all’enorme calo fatto registrare nel quarto trimestre 2022 (1° ottobre – 31 dicembre 2022) pari a 539 (-24%), che ha evidenziato il numero di procedure più basse dichiarate nei 12 anni nel trimestre, considerato pari a 1746.

L’incremento più elevato si evidenzia nel terzo trimestre con 162 procedure, pari all’11% (1585-1424), ma il trimestre 1° luglio 2022 - 30 settembre 2022, con 1424 procedure, è stato il più basso nei 12 anni considerati e tale dato era stato influenzato anche dall’introduzione del codice della crisi, in data 15 luglio 2022. Nella fase iniziale, in tutta Italia, si sono evidenziati problemi operativi, che hanno rallentato le dichiarazioni di liquidazioni giudiziali.

Sul dato sintetico annuale e dei singoli trimestri sono pertanto intervenuti una serie di elementi straordinari che ne hanno influenzato il risultato.

La diminuzione delle liquidazioni giudiziali e dei fallimenti, dopo la pandemia COVID-19, si è realizzata per una serie di elementi.

In base alle disposizioni di legge, nell’anno 2020, per un certo periodo, non sono stati dichiarati fallimenti; in altri casi, le udienze pre-fallimentari sono state rinviate a più riprese. Inoltre il blocco dei licenziamenti, la possibilità di non applicare gli ammortamenti, la proroga della cassa integrazione, la moratoria delle rate dei mutui da parte delle banche, i finanziamenti erogati con garanzia dello Stato ed i contributi a fondo perduto erogati dallo Stato, dalle Regioni e dai Comuni ed inoltre la possibilità di “rottamare” le cartelle dell’Agenzia della Riscossione hanno contribuito al drastico calo del numero delle procedure.

Le misure introdotte dall’avvio della pandemia hanno contribuito a migliorare la situazione delle imprese con posizioni di liquidità più fragili, ma hanno anche permesso, con la garanzia dello Stato, un maggiore e meno oneroso accesso al credito bancario. Le moratorie ed i prestiti garantiti dallo Stato hanno quindi consentito, a molte aziende, di affrontare e superare la crisi dovuta al COVID.

Le norme agevolative di natura straordinaria, in qualche caso, hanno permesso alle società di superare la situazione di crisi ma, in altri casi, probabilmente i benefici ottenuti hanno solo “congelato” la situazione.

Il decremento delle procedure rappresenta la realtà economica attuale?

In base ai dati sopra riportati, sembra che le situazioni economiche del periodo 2022/2023, del 2021/2022, del 2020/2021 e del 2019/2020 risultino migliori rispetto alle annualità precedenti alla pandemia.

Il limitato numero di liquidazioni giudiziali e fallimenti, dichiarati in Italia, nei 12 mesi dal 1° ottobre 2022 al 30 settembre 2023, è rappresentativo della situazione economica attuale?

Oppure le norme agevolative introdotte hanno solo rimandato il problema e quindi, nel 2024 e negli anni successivi, verranno dichiarati anche liquidazioni giudiziali di società che erano già insolventi prima della pandemia e che, con l’emergenza COVID-19, hanno potuto beneficiare di elementi straordinari, che non hanno però permesso di sanare la situazione?

A titolo d’esempio, le misure straordinarie introdotte per le società di capitali hanno previsto il rinvio della copertura delle perdite, realizzate negli anni 2020, 2021 e 2022, al quinto esercizio successivo, sospendendo quindi le cause di scioglimento delle società per riduzione o perdita del capitale sociale. La norma sopra indicata, per alcune di queste società, potrebbe aver spostato in avanti di cinque anni il manifestarsi di insolvenze e quindi le liquidazioni giudiziali potrebbero essere dichiarate negli anni 2025, 2026 e 2027.

I fallimenti e le liquidazioni giudiziali vengono prevalentemente richiesti dai dipendenti, tramite i sindacati, per poter effettuare l’insinuazione allo stato passivo e successivamente incassare dall’INPS il trattamento di fine rapporto, ammesso tramite il Fondo di Garanzia del TFR e dei crediti di lavoro INPS.

Gli altri creditori, non sempre hanno un “vantaggio” nel chiedere il fallimento/liquidazione giudiziale del debitore, in quanto, nella maggior parte dei casi, hanno in precedenza posto in essere tutti i tentativi per incassare il proprio credito.

Quando il debitore non risulta solvibile, la procedura concorsuale non modifica tale situazione e quindi detti creditori, non chiedono la liquidazione giudiziale del soggetto insolvente.

Per quanto riguarda gli istituti di credito storicamente le banche non hanno mai richiesto molti fallimenti e a maggior ragione ora che molte posizioni creditorie sono in mano alle SPV le quali sanno bene che dalla liquidazione giudiziale o da qualsiasi altra procedura hanno solo da perdere a causa dell'elevata incidenza dei costi dei professionisti.

Potrebbero quindi esistere imprese insolventi, senza dipendenti, per le quali nessun creditore ha chiesto o chiederà la liquidazione giudiziale, in quanto non avrebbe alcun vantaggio.

La composizione negoziata, nel 2024, potrebbe evidenziare ulteriori adesioni con numeri in crescita e, per qualche azienda, rappresentare un’opportunità per superare la crisi, evitando la liquidazione giudiziale.

Il legislatore ha reso disponibili diversi strumenti per superare la crisi ed evitare le liquidazioni giudiziali e quindi i debitori potrebbero aver utilizzato tali misure alternative, superando le criticità.

L’aumento dei tassi di interesse limita la domanda di nuovi prestiti ed aumenta le rate degli interessi a tasso variabile dei finanziamenti già erogati. Quindi l’effetto combinato di questi due elementi potrebbe comportare una contrazione dei consumi ed una difficoltà nella restituzione dei prestiti.

Quanti prestiti garantiti dallo stato non verranno restituiti e graveranno sulle finanze pubbliche?

L’aumento dei tassi di interesse e l’aumento generalizzato del costo della maggior parte delle materie prime, relative a tutti i settori economici, che impatto avranno sui bilanci dell’anno 2023 e dell’anno 2024? Proseguirà il calo dell’inflazione?

Le guerre in Ucraina ed in Israele finiranno oppure continueranno? I tassi di interesse in quanto tempo diminuiranno?

Le variabili sono tantissime ed ognuna di queste ha impatti notevoli sulle aziende e sulle loro marginalità.

Si era ipotizzato che il numero dei fallimenti, nell’anno del COVID, sarebbe stato ampiamente superato negli anni successivi ma ciò non è accaduto. Infatti dopo un incremento registrato nel periodo 1° ottobre 2020- 30 settembre 2021 si è assistito, nei due anni successivi, ad un calo delle procedure concorsuali, che hanno fatto registrare numeri inferiori all’anno del COVID.

Negli ultimi 12 mesi solari, dal 1° ottobre 2022 al 30 settembre 2023, i fallimenti e le liquidazioni giudiziali hanno raggiunto il dato più basso nei 12 anni considerati.

Le pandemie e le epidemie hanno sempre fatto parte della storia dell’uomo, fin da quando sono stati costruiti i primi insediamenti e villaggi. Naturalmente ci sono stati impatti differenti a seconda del periodo e del tipo di società coinvolta.

La maggior parte dei virus in passato venivano trasmessi attraverso i mercanti che si spostavano da città in città utilizzando il trasporto marittimo, oppure via strada.

E’ opportuno precisare che la recessione dovuta al Covid-19 è stata una delle peggiori della storia ed inoltre è stata una crisi globalizzata: per la prima volta nella storia la quasi totalità dei Paesi si è trovato in crisi economica contemporaneamente. Per qualche mese il mondo si è fermato. Una precedente recessione, nell’anno 2008, aveva avuto origine dal crollo finanziario cui era seguito un calo della domanda, mentre la recessione Covid parte con il blocco dell’offerta dovuto ai lockdowns ed allo stop del commercio globale. E come abbiamo potuto vedere, non appena l’offerta si è sbloccata, l’economia globale è ripartita.

Ma un’altra rilevante differenza tra le due recessioni sopraindicate riguarda le politiche scelte dai governi per superarle. Nel 2020 gli Stati hanno adottato una forte espansione del debito pubblico per non far crollare la domanda: il debito, sia privato che pubblico, nel 2020 durante la crisi Covid è cresciuto di 10 punti percentuali in più rispetto a quanto accaduto tra il 2007 e il 2009. Una scelta possibile grazie sia alle politiche fortemente espansive delle banche centrali, che hanno ridotto il costo dell’indebitamento, sia alle garanzie pubbliche fornite al settore privato.

L’aumento dei prezzi dei generi alimentari, le criticità che si sono evidenziate con le fonti energetiche e la gestione delle risorse finanziarie sono tre componenti fondamentali in ogni epoca storica e servono per poter comprendere la situazione attuale e le future evoluzioni. Illuminante a tal proposito una frase di Henry Kissinger: “Chi controlla le scorte alimentari controlla la gente; chi controlla l’energia può controllare interi continenti; chi controlla il denaro può controllare il Mondo”

La Banca d’Italia, il 3 novembre 2023, nella collana “Economie Regionali” n. 22, ha evidenziato quanto segue.

Nel 2022 l’attività economica è notevolmente cresciuta in tutta Italia, trainata dal settore delle costruzioni e del terziario.

Nella prima metà dell’anno in corso, l’attività economica ha evidenziato un rallentamento rispetto al 2022, a causa dell’indebolimento sia della domanda interna sia di quella estera. Anche la dinamica degli investimenti si è progressivamente affievolita, nonostante l’avanzamento dei progetti del PNRR abbia, in parte, contribuito a sostenerla. In tutti i settori si sono attenuate le difficoltà di approvvigionamento degli input intermedi, così come le pressioni sui costi connesse con i rincari energetici. L’incertezza legata all’evoluzione del quadro geopolitico rimane tuttavia elevata.

La quota di imprese che prevedono di chiudere l’esercizio in utile, nel 2023, è aumentata ovunque. Il rapporto tra le attività più liquide e i debiti a breve scadenza è diminuito nel 2022, ma continua a collocarsi su valori nettamente superiori a quelli registrati nel periodo precedente la pandemia. I prestiti bancari alle imprese hanno progressivamente rallentato e, nel primo semestre del 2023, si sono ridotti in ogni macroarea

Nel 2022 i risultati d’esercizio delle società non finanziarie sono rimasti in linea con quelli dell’anno precedente. Secondo i dati Invind, la quota di imprese che hanno dichiarato di avere chiuso il bilancio in utile o in pareggio è lievemente salita nel Nord e si è confermata sostanzialmente stabile al Centro e nel Mezzogiorno; si è mantenuta su livelli nel complesso leggermente superiori a quelli precedenti la pandemia.

Il miglioramento della redditività è stato marcato in tutte le aree per le imprese delle costruzioni, che hanno beneficiato del sostegno derivante dai bonus fiscali per la riqualificazione del patrimonio abitativo.

Nel 2022 l’occupazione è cresciuta in misura sostenuta in tutte le macroaree, recuperando i livelli precedenti la pandemia, grazie soprattutto all’aumento della domanda di lavoro nei comparti delle costruzioni, del commercio, dell’alloggio e della ristorazione. L’espansione del numero di occupati è continuata nel primo semestre di quest’anno, con maggiore intensità nel Centro Nord.

Lo scorso anno, è proseguito l’incremento della partecipazione al mercato del lavoro, in special modo nelle regioni centro-settentrionali, interessando anche le classi di età più elevate; il recupero dei tassi di attività, rispetto ai valori del 2019, si è completato anche nel Nord, nella prima parte del 2023. L’ammontare complessivo delle forze di lavoro è però salito solo nel Centro Nord, mentre nel Mezzogiorno è rimasto sostanzialmente invariato, risentendo del più intenso calo della popolazione in età da lavoro.

La dinamica positiva dell’occupazione ha determinato una diminuzione del tasso di disoccupazione e della quota di individui tra 15 e 29 anni che non studia, non lavora e non è impegnata in corsi formativi (Not in education, employment or training, NEET), in particolare nel Mezzogiorno.

Permangono tuttavia ampi margini di forza lavoro inutilizzata, soprattutto nelle regioni meridionali. Nel confronto con il resto del Paese, quest’area è ancora caratterizzata da una bassa partecipazione (soprattutto tra le donne), un’alta disoccupazione (specie tra i giovani), una forte incidenza del part-time involontario e un maggiore ricorso alle ore di integrazione salariale. Il tasso di occupazione, nel 2° trimestre 2023, è stato pari al 61,3%, con un tasso di disoccupazione del 7,6%. mentre nel 2° trimestre 2022 era stato del 60,2%, con un tasso di disoccupazione dell’8,1%.

Il numero di ore autorizzate di Cassa integrazione guadagni (CIG) e di Fondi di solidarietà (FdS), nell’anno 2022, è stato pari a 594,5 milioni di ore mentre, nei primi 9 mesi dell’anno 2023, è stato pari a 304,8 milioni di ore.

Le retribuzioni contrattuali, nel settore privato non agricolo, sono cresciute in misura contenuta nel 2022, in linea con l’anno precedente.

Nel 2022 la ricchezza finanziaria si è invece ridotta nel complesso del Paese, risentendo della forte svalutazione delle attività. Questa dinamica è stata accompagnata da una ricomposizione del portafoglio delle famiglie: le preferenze di investimento si sono indirizzate verso i titoli obbligazionari, in particolare i titoli di Stato italiani, a fronte di un lieve deflusso di risorse dagli strumenti del risparmio gestito. In un contesto di elevata inflazione, la crescita dei depositi bancari si è assai indebolita in tutte le aree.

Nel primo semestre del 2023, i depositi a vista hanno iniziato a diminuire (con cali compresi tra il 3,6 per cento nel Mezzogiorno e l’8,6 nel Nord Ovest), considerato anche il limitato adeguamento dei tassi passivi da parte degli intermediari; i depositi vincolati invece hanno ripreso ad aumentare, riflettendo il rialzo delle remunerazioni.

Nel 2022 il credito al consumo ha accelerato in tutte le ripartizioni, con tassi di crescita compresi tra 5,5 per cento al Centro e 6,1 nel Nord Ovest. L’espansione è stata trainata dai prestiti personali e dalle cessioni del quinto dello stipendio e della pensione; sono saliti anche i prestiti finalizzati all’acquisto di autoveicoli, ma in misura di gran lunga inferiore rispetto al periodo precedente la pandemia. Nel primo semestre del 2023, il credito al consumo ha continuato ad aumentare, con maggiore intensità nel Nord Ovest; in tutte le aree si è rafforzato l’incremento dei prestiti finalizzati all’acquisto di beni durevoli, inclusi gli autoveicoli.

Le variazioni percentuali del PIL, in Italia, sono state pari a:                  + 0,5% nell’anno 2019 , - 9,0% nell’anno 2020, +8,3% nell’anno 2021 e +3,70% nell’anno 2022. Il tasso di crescita cumulato del PIL, nel periodo 2019-2022, è stato pari al 2,3%.

Il Prodotto interno lordo dell’Italia dell’anno 2023, in base alle previsioni UE, è pari allo 0,7% mentre, nell’anno 2024, è prevista una crescita dello 0,9%.

Le esportazioni, nel primo semestre 2023, hanno evidenziato un incremento, a livello nazionale, del 4,2%; in modo particolare, si evidenzia un incremento del 12,6% delle esportazioni in Asia e del 5,9% nel Nord America e del 2,1% nell’area euro.

Nei 12 mesi, nel mese di settembre 2023 il tasso di inflazione è risultato pari al 5,3%, in calo rispetto all’anno precedente.

Nell’anno 2022 il numero di transazioni di immobili ad uso residenziale è stato pari a 784.486 ed è risultato il dato più elevato nel periodo 2017-2022.

Nel 2022 la quota dei crediti deteriorati, sul totale dei finanziamenti, è ancora diminuita, in calo di oltre un punto percentuale in tutte le aree rispetto all’anno precedente. Vi hanno contribuito le operazioni di cessione di queste posizioni, che hanno beneficiato della proroga fino al giugno 2022 del periodo di operatività della Garanzia sulla cartolarizzazione delle sofferenze (Gacs).

In base a questi elementi indicati dalla Banca d’Italia, la situazione attuale appare migliore rispetto al periodo precedente alla pandemia e quindi la diminuzione delle procedure concorsuali rispetto al periodo pre-Covid risulta essere la naturale conseguenza.

Le fasi storiche successive alle pandemie hanno da sempre portato a “Grandi” mutamenti. Nel 1953 lo scrittore inglese Leslie P. Hartley ha pubblicato un romanzo molto famoso che si intitola “L’età incerta” che inizia con la famosa frase: “Il passato è un Paese straniero, tutto si svolge in modo diverso laggiù”.

Le pandemie da sempre segnano una netta separazione nella storia, una distinzione tra un “prima” e un “dopo”. Il loro impatto modifica l’intera società, dalle istituzioni politiche a quelle religiose, dalla cultura alla quotidianità oltre che, naturalmente, al sistema economico.

E’ chiaro che tutti questi cambiamenti stanno avendo effetti anche sulle procedure concorsuali e quindi i confronti con il passato, seppur interessanti dal punto di vista storico, potrebbero non dare delle chiavi di lettura corrette.

In sintesi, il sistema economico in Italia nel suo complesso, al momento, ha reagito bene alla pandemia COVID-19 ma le incognite sul futuro restano comunque molto elevate. Inoltre, l’Intelligenza Artificiale nei prossimi anni porterà a profonde modifiche in tutti i settori e quindi tutti gli imprenditori devono alzare ulteriormente il livello di competenze, di formazione ed attenzione per poter rispondere adeguatamente a tali variabili.

Gli adeguati assetti organizzativi amministrativi e contabili ai sensi dell’articolo 2086 secondo comma c.c. devono sempre di più diventare uno strumento costante di autoverifica finalizzata al perseguimento degli obiettivi aziendali.     

Concludo con un pensiero positivo di Madre Teresa di Calcutta: “Non smettere mai di correre verso un traguardo, non smettere di essere te stesso, lotta sempre per ciò che desideri. Vivi per la tua vita, ama chi ti ama e aiuta quando puoi, sogna sempre mete impossibili, regalati in ogni istante attimi di vita eterna e in tutto questo immenso vivere racchiudi la magia dell’Amore”.

 



















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